STORIA
MARTINO CAMPAGNONI
Sacerdote, nato a Costa Volpino nel 1927, nel suo studio sulla storia del paese nativo dal titolo “Costa Volpino”, pubblicato nell’anno 1976, nel capitolo sulle “Attività”, dedicava un paragrafo alla “Nuova Spiaggia” che sarebbe sorta nell’area oggetto dell’attuale intervento, quale opera di valorizzazione della sponda nord del lago d’Iseo, programmata in quegli anni……
LA NUOVA SPIAGGIA
«Da anni l’Amministrazione comunale di Costa Volpino ha in corso i lavori per la costruzione dell’impianto balneare sulla sponda Nord del Lago. Il primo lotto di lavori dell’intera opera di valorizzazione della sponda Nord del Lago, che potrà essere funzionante indipendentemente dalle opere ancora da eseguirsi in futuro, è così strutturato: ampia piscina naturale dell’ampiezza di circa 10.000 mq. Tale opera che ha comportato grossi lavori di sbancamento, allo stato attuale si presenta con un arenile insabbiato ed un fondo con sezione a scodella inghiaiato presentando una profondità media di mt. 1,50 ad una massima di mt. 2,00. Il ricambio dell’acqua avviene direttamente col lago essendo legata da un istmo di mt. 40. Opere fuori terra costituite di cabina spogliatoio e casa bar per il ristoro e per un eventuale alloggio del custode degli impianti. Opera di sistemazione dell’area circostante agli impianti, necessaria sia per mimetizzare le strutture fuori terra sia per rendere accogliente il prato circostante. Opere idrauliche. Tali manufatti sono costituiti dall’esecuzione di un canale, con pareti in calcestruzzo, per il collegamento dei fossi colatori posti a monte della spiaggia atti a riportare le acque di scolo verso il lago. Ciò era di massima importanza sia per un giusto assetto idraulico della zona sia per convogliare ad una necessaria distanza dalla piscina i fossi contenenti anche scarichi di fognature. Lungo il canale che fiancheggia per 1/3 il perimetro della spiaggia sarà possibile alloggiare parte delle imbarcazioni, che attualmente sono ormeggiate nel porto in località Bersaglio. Strada di collega-mento delle attrezzature balneari alla S.S. 42. Due saranno gli interventi: quello pubblico che riguarderà l’ampliamento delle attrezza-ture ricettive della spiaggia; la costruzione delle attrezzature sporti-ve (campo da tennis, pallavolo, calcio, ecc.) e nella zona del futuro piano urbano saranno possibili attrezzature alberghiere, pubbliche e private. L’intervento privato riguarderà la costruzione del villaggio turistico a monte della spiaggia con le relative opere di urbanizzazione primaria e secondaria »
(Martino Campagnoni, Costa Volpino, Ed. Patronato S. Vincenzo-Clusone (Bg), 1976, pp. 423,433, 434,442)
Ex Poligono di Tiro a Segno
I BERSAGLI
La “Baia delle Rose” si articola attorno al corridoio dell’ex poligono di Tiro a Segno, una struttura destinata in origine ad esercitazioni militari e civili, costituita da un corpo di fabbrica a due piani fuori terra e da un campo di tiro ad esso integrato, che ha dato il nome alla località nota come “Bersaglio”.
Dell’area del campo di tiro e dei suoi bersagli, chiamati in gergo anche “muri parapalle”, non ci sono molte notizie.
Nella scheda descrittiva della Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, i manufatti, sulla base di una valutazione stilistica dell’edificio vicino, vengono datati tra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento. Essi formavano un sistema di bersagli esterni al muro parapalle principale, realizzati anche con le stesse tecniche costruttive, compreso il rivestimento in legno destinato ad attutire i colpi.
I bersagli sono costruiti in mattoni pieni con cordoli orizzontali di rinforzo e sono rivestiti su un lato da un assito in legno.
Sono disposti ad intervalli variabili lungo un lotto di terreno che parte dall’edificio e si estende verso sud, per una lunghezza di quasi 400 m ed una profondità di circa 18 m.
Il Regio Esercito vide proprio qui il luogo ideale in cui svolgere le proprie esercitazioni ed utilizzò quei muraglioni, alti fino ad otto metri, per contenere i colpi di fucili e pistole, abbandonandoli, pare, già intorno alla Prima Guerra Mondiale.
IL VILLINO LIBERTY
Il fabbricato dell’ ex poligono di tiro a segno è costituito da due piani fuori terra e si affaccia direttamente sul campo di tiro ad esso integrato. Inizialmente la struttura fu destinata ad esercitazioni militari e civili di tiro al bersaglio
Nella relazione storico artistica della Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, l’edificio, per via delle sue caratteristiche tecnico-artistiche, viene fatto risalire agli anni di fine Ottocento inizi Novecento.
Questa conclusione viene avvalorata dalla natura architettonico stilistica dell’edificio, il quale, oltre a recare rimandi artistici, fra cui uno stemma della casata reale tipico dell’epoca, ha una serie di identificazioni tecnico-artistiche ed architettoniche tipiche dell’architettura eclettica di fine ottocento, sul modello di importanti testimonianze di ville e villini storici lombardi della seconda metà del XIX secolo, a metà fra lo storicismo eclettico e le prime forme di architettura Liberty
Dalla relazione della Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia è possibile estrapolare una puntuale e dettagliata descrizione dell’intero edificio, che qui di seguito si riporta nella sua interezza
“La facciata del corpo principale è tripartita da due lesene stilizzate che inquadrano nella parte centrale l’ingresso e uno stemma dipinto, in parte ancora leggibile, tipico dei tiri a segno di origine ottocentesca: un bersaglio da cui fuoriescono armi e allori, sormontato dalla corona reale e sorretto da un’aquila che reca sul petto lo scudo con la croce di Casa Savoia. Lo stemma è inserito sopra una sorta di scudo mistilineo, dipinto in rilievo, scandito sui quattro da lati da tondi: un elemento che si ripete nel profilo delle cornici intonacate intorno alle aperture – a loro volta scandite da inserti circolari – e nel disegno della fascia decorativa sottogronda di colore chiaro, in contrasto con il resto della facciata-tinteggiata in una tonalità vicina al cocciopesto. La linea sottogronda è arricchita da una cornice in legno. I prospetti laterali sono caratterizzati da due aperture nella parte alta e tre nella parte bassa di cui una cieca e una a sesto acuto, da cui si accede al portico di tiro in origine protetto da una tettoia. La presenza di elementi architettonici così diversi, accostati in un raffinato e armonico gioco compositivo, fa datare il complesso tra la fine dell’ottocento e l’inizio del Novecento, epoca di transizione dallo storicismo eclettico alle prime forme di architettura Liberty. La tripartizione della facciata principale si riflette sull’impianto planimetrico: tre vani ad uso armeria e ripostiglio centrati su un ampio atrio e, in asse con l’ingresso, il volume porticato con la stazione di tiro. Il primo piano, articolato allo stesso modo di quello sottostante, era adibito ad alloggio per il custode. Dal punto di vista morfologico le strutture portanti sono in mattoni pieni, gli orizzontamenti e l’orditura del tetto in legno, la copertura a padiglione con manto in tegole marsigliesi. Il fabbricato è completato, sul lato sud, dalla zona di tiro chiusa dal muro parapalle. Questo elemento è costituito da una struttura in mattoni pieni sostenuta da sei contrafforti rinforzati da cordoli in cemento armato. Verso l’interno il muro è rivestito da assi di legno, necessarie a intercettare e contenere i proiettili. Il lato ovest dell’area di tiro è delimitato da un muro in mattoni e pietrame, connotato da una sequenza di tre archi di scarico. Nonostante il prolungato stato di dismissione l’edificio conserva la piena leggibilità dell’impianto tipologico insieme a pregevoli elementi formali, che ne fanno una testimonianza significativa in una zona a elevata sensibilità paesaggistica”.
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Foto stato attuale